venerdì 12 aprile 2013

«Così si fa morire il Da Schio»


Il dirigente denuncia la crisi di spazi per i laboratori e le incertezze sul futuro della succursale a Sant´Antonino

All´alberghiero c´è aria di preoccupazione. Mentre si tirano le somme di un anno scolastico che sta per finire, si fanno i conti in vista di quello che ripartirà a settembre. E il risultato non è dei più incoraggianti, almeno da punto di vista delle strutture. «Abbiamo urgente bisogno di laboratori - fa sapere il preside Giuseppe Sozzo - non possiamo andare avanti con una sola cucina, soprattutto adesso che il corso si avvia al completamento dei cinque anni. Pazienza il biennio, ma è in terza quarta e quinta che le materie di indirizzo superano di gran lunga quelle di cultura generale». In altre parole se i primi due anni protagonisti sono i libri, nel triennio la musica cambia e l´attività davanti ai fornelli diventa indispensabile e prevalente. Inevitabile per una scuola che sforna cuochi, camerieri e barman, figure cioè che oltre a conoscere gli alimenti e le loro proprietà devono anche saper realizzare al meglio qualsiasi piatto. Esigenze che il preside del Da Schio ha evidenziato nelle mail inviate qualche tempo fa in Provincia. «Ho scritto al commissario, all´Ufficio edilizia, istruzione, economia - dice - ma non ho ottenuto alcuna risposta. Credo che se domandare è lecito, rispondere sia cortesia, a maggior ragione ad un istituto che, di fronte al numero degli iscritti, si interroga sugli spazi e le strutture necessari alla preparazione dei suoi alunni».



Attualmente le classi dell´alberghiero sono 17 che a settembre saliranno a 23 per effetto di 6 nuove prime e di nessuna classe in uscita. Numeri che hanno spinto addirittura ad ipotizzare lezioni pomeridiane. «Detta così sembra semplice - prosegue Sozzo - ma come si fa a proporre agli studenti di venire a scuola di pomeriggio? A che ora rincaserebbero la sera e soprattutto che problemi verrebbero a crearsi con i trasporti?». Interrogativi che assillano il professionale che anche il prossimo anno, come è sempre stato finora, dovrà ricorrere alla cucina del vicino istituto San Gaetano a cui la Provincia paga un affitto annuale. «Il progetto per costruire nel cortile dell´istituto un´altra cucina, oltre a quella interna realizzata un paio d´anni fa, c´era ed erano anche stati stanziati i fondi: un milione e duecentomila euro - prosegue il capo d´istituto - poi il patto di stabilità ha congelato tutto e adesso ci ritroviamo con una scuola che cresce e non ha laboratori a sufficienza». Una situazione che ha costretto l´istituto ad arginare le iscrizioni, applicando una serie di criteri individuati dal Consiglio d´istituto con l´obiettivo di sfoltire le richieste che, probabilmente, a causa di questi filtri sono arrivate meno numerose rispetto allo scorso anno e che in qualche caso si sono indirizzate altrove.

«Sappiamo con certezza - precisa Sozzo - che più di qualche studente residente in città si è iscritto direttamente all´Artusi di Recoaro, perchè sicuro di trovarvi laboratori e strutture adeguate. Non vorremmo però che il trend diventasse questo. L´alberghiero a Vicenza, se pure con un iter travagliato, è stato voluto e aperto con grande determinazione, sulla scia di un settore che a livello nazionale tira. La Provincia ci dica cosa intende fare, se sostenere questo indirizzo rispondendo alle esigenze del territorio oppure lasciarlo morire». Ma le risposte dovranno arrivare non solo sui laboratori, ma anche sulla succursale di San´Antonino che a settembre dovrebbe essere lasciata libera dal Lampertico. «Quegli spazi ci farebbero comodo - conclude Sozzo - potrebbero ospitare alcune classi del turistico. E in sede centrale avremmo un po´ di ossigeno in più».

da Il Giornale di Vicenza del 12 aprile 2013