domenica 14 aprile 2013

Peppino Impastato. Mafia e dignità sociale.


Incontro del 14 aprile 2013 con il sig. Giovanni Impastato e le classi quinte dell’ I.I.S. “A. da Schio”.
Erano presenti all’incontro i signori Giovanni Impastato e Luigi Pavan presidente dell’associazione “Fra storia e memoria” e segretario SPI CGIL di Vicenza.
Il signor Giovanni Impastato testimonia la tragica vicenda del fratello Peppino.
Giovanissimo in lui arde uno spirito ribelle, che lo induce a combattere il dominio mafioso insito nel suo territorio, “anche il di lui padre ne faceva parte e comunque non condizionò mai i figli ad entrare nella cupola”.
Peppino Impastato nasce a Cinisi, provincia di Palermo, combatté con tutte le sue forze dapprima attraverso report giornalistici e fotografici e poi attraverso una radio locale, denunciando le malefatte,  la corruzione, il condizionamento della libertà e la collusione tra i mafiosi e politici locali, spesso in modo ironico.
Peppino alla morte del padre si rifiuta di stringere la mano ai mafiosi ed in parte questo gesto è preso a pretesto per regolare il conto; infatti egli viene ucciso in un attentato il 10 maggio 1978, Peppino Impastato muore a trent’anni.
Da parte dei capi mafia viene fatta pressione sulla madre e sul fratello Giovanni perché vendichino Peppino; ma da questo momento Giovanni e la madre prendono coscienza e rifiutano la violenza, chiudendo le porte a parenti e conoscenti in odore di mafia.
La vicenda di Peppino Impastato e molto ben raccontata nel film “I Cento Passi”, in esso si fa fedelmente riferimento a fatti reali; il film vince il Leone d'Oro a Venezia e poi partecipa agli Oscar di Hollywood, ottenendo una nomination, potrebbe vincere, ma per la coerenza e la verità propugnata dal regista, dal produttore e dalla famiglia Impastato non ottiene l'Oscar; nel finale della pellicola appare una bandiera rossa e il pugno alto, atto di lotta e di ribellione alla mafia.
Per finire il signor Giovanni Impastato, spiega come ora la mafia sia cambiata, meno gesti cruenti o eclatanti, ma connivenze sottotraccia tra interessi pubblici e privati; egli sostiene che bisogna difendere la dignità dell'uomo perché la mafia la calpesta; con l'unità di intenti e la disubbidienza civile la mafia può essere debellata.